La
sala fu progettata dall’architetto Giuseppe Camporese (1763-1822).
I lavori, iniziati nel 1786, terminarono nel 1795 con la messa in
opera della pavimentazione, nella quale sono visibili elementi dello
stemma di Pio VI Braschi (le stelle e Boreas che soffia sui gigli).
Con questa sala, che costituisce una sorta di tempietto a pianta
centrale squisitamente rifinito, può dirsi definitivamente conclusa
la costruzione del Museo Pio Clementino, nel quale
sono raccolte le opere d'arte greco-romana acquisite dai pontefici
nel corso dei secoli.
Le
opere antiche, posizionate nelle nicchie, ma anche su basi e altari,
si dispongono intorno alla monumentale biga marmorea che occupa il
centro dell’ambiente. Questa splendida opera è composta da parti
antiche e da integrazioni moderne, eseguite da Francesco Antonio
Franzoni nel 1788. Lo scultore assemblò la cassa di una biga e parte
di un cavallo antichi, realizzò per intero il cavallo di sinistra e
diede vita ad una scultura che può considerarsi come un suo
eclettico e originale capolavoro. Almeno dal 1516 la cassa si trovava
nella chiesa di San Marco a Roma, dove, utilizzata come seggio
episcopale. La vivace decorazione vegetale sull’esterno della
cassa, nella quale compaiono spighe di grano e papaveri, presenta
analogie con repertori figurativi della piena età augustea, si pensi
alle decorazioni dell’Ara Pacis. All’interno, al centro,
compare l’Agyieus, la colonnina rastremata che costituisce
l’immagine aniconica di Apollo Agyieus, protettore delle
strade.
Nella
sala è conservato anche la copia di un “Discobolo”, l'originale
in bronzo, datato 560-550 a.C., venne ritrovato nella Villa di
Adriano a Tivoli.