Volta della Stanza di Eliodoro |
Messa di Bolsena dett. |
La
Stanza di Eliodoro è la seconda in cui intervenne Raffaello, la
decorazione ebbe luogo tra la seconda metà del 1511
e
il 1514,
e si impone per il pregio delle pitture, lo splendido colorismo, i
grandiosi, insuperati effetti luministici e i vividi ritratti.
Nelle
grottesche e nelle arcate della volta si conservano alcune parti
attribuibili a Luca Signorelli, Bramantino, Lorenzo Lotto e Cesare da
Sesto: esse fanno parte della prima decorazione commissionata da
Giulio II all’inizio del pontificato, interrotta e sostituita poi
da quella attuale per l’enorme ammirazione suscitata nel pontefice
dai primi affreschi di Raffaello nella contigua Stanza della
Segnatura.
Gli
episodi dei grandi affeschi sulle pareti illustrano la miracolosa
protezione accordata da Dio alla Chiesa e al suo popolo in diversi
momenti storici, dall’Antico Testamento al tempo degli apostoli,
all’epoca paleocristiana e medioevale. Essi furono scelti anche per
esprimere il programma politico di Giulio II, mirante a liberare
l’Italia, occupata in quel momento dai Francesi, per restituire al
papato il potere temporale minacciato.
La
Stanza di Eliodoro si trova tra la Sala
di Costantino e
la Stanza
della Segnatura,
affacciata sul cortile del Pappagallo nel Palazzo
Apostolico.
Il nome deriva da uno degli affreschi delle pareti. Quattro
gli affreschi alle pareti:
Cacciata
di Eliodoro dal tempio:
Illustra
l’episodio biblico (2 Mac, 3, 21-28) di Eliodoro, inviato dal re
di Siria Seleuco, per impossessarsi del tesoro conservato nel Tempio
di Gerusalemme. Su preghiera del gran sacerdote Onia, Dio invia un
cavaliere con due giovani che percuotono e cacciano Eliodoro. Il
pontefice committente si fa rappresentare come testimone e assiste
alla scena (in primo piano a sinistra) seduto sulla sedia
gestatoria, portata a spalle dai sediari.
Messa
di Bolsena:
Rappresenta
un episodio avvenuto nel 1263 a Bolsena, nei pressi di Orvieto, ove,
durante la messa celebrata da un prete boemo, al momento della
consacrazione stillò dall’ostia il sangue di Cristo, macchiando
il corporale e fugando così i dubbi del celebrante sulla
transustanziazione (vale a dire nel cambiamento della sostanza del
pane e del vino in quella del corpo e del sangue di Cristo
nell’Eucarestia). Il miracolo diede origine alla festa del Corpus
Domini e alla costruzione del Duomo di Orvieto.
Liberazione
di san Pietro:
Mostra
il principe degli apostoli e primo papa, tratto miracolosamente in
salvo dal carcere da un angelo mentre le guardie giacciono
addormentate (cfr. At 12, 5-12) . Nella scena si fa riferimento a
Giulio II, che prima di essere eletto pontefice era stato cardinale
titolare di S. Pietro in Vincoli.
Incontro
di Leone Magno con Attila:
Secondo
la leggenda, la miracolosa apparizione di S. Pietro e di S. Paolo
armati di spada durante l’incontro tra Papa Leone Magno e Attila
(452 d.C.) fece desistere il re degli Unni dal desiderio di invadere
l’Italia e marciare su Roma. Raffaello ambienta l’episodio alle
porte di Roma, identificata dal Colosseo, da un acquedotto, un
obelisco e altri edifici, anche se in realtà il fatto storico
avvenne nell’ Italia del nord, nei pressi di Mantova. E' l’ultimo
affresco eseguito in questa sala e fu terminato dopo la morte di
Giulio II, durante il pontificato del suo successore. Leone X
compare infatti due volte nella stessa scena, ritratto come papa
(Leone Magno) e come cardinale.