domenica 24 luglio 2016

CARLO CRIVELLI l'amore proibito



     La conoscenza della vita di Carlo Crivelli è legata a scarsi documenti che lo riguardano e a molte firme da lui apposte sulle sue opere che permettono di ricostruire i suoi spostamenti. Nasce a Venezia tra il 1430 e il 1435. Il 7 marzo 1457, fu condannato a sei mesi di carcere e a duecento lire di multa, perché, innamorato di Tarsia, moglie del marinaio veneziano Francesco Cortese, la rapì dalla casa del fratello di Francesco e la tenne nascosta per molti mesi, avendo con lei rapporti carnali con disprezzo di Dio e dei sacri vincoli del matrimonio. La vicenda del concubinato con la moglie di un marinaio, evidentemente assente da lungo periodo, destò scandalo e fu in tutta probabilità il motivo per cui l'artista si allontanò, senza fare mai ritorno, dalla sua città natale.

     E' nelle Marche che prende forma viva e concreta il suo percorso di artista, e nelle Marche rimane fino alla morte, lavorando tra Ascoli Piceno, Fermo e Camerino. Inserito nel panorama artistico della seconda metà del ‘400, il pittore dalmata sembra riflettere a pieno lo spirito del tempo, ossia l’oscillazione tra le novità prospettiche che si andavano affermando e l’espressionismo di quel periodo, mentre permangono in lui residui di matrice tardogotica, fatti di arabeschi e tratti dorati. Solo il disegno preciso e pulito dei volti, l'aggiunta di ghirlande di frutta e fiori rivelano l'appartenenza del pittore al primo Rinascimento nell'arte italiana. Il risultati del connubio Gotico-Rinascimentale produce uno stile originale con figure rivestite di abiti dalla struttura rigida, ma ornati da gioielli e con visi dipinti con delicatezza.
    Si sposò in una data imprecisata con una Iolanda, forse abruzzese di Atri dalla quale ebbe i figli Diana e un maschio che morì nell'agosto 1487; i due adottarono anche una bambina, Biasiola.
L'interesse per il Crivelli è di origine nordica, inglese, ed è legato al gusto romantico del ritorno al "primitivi". L'amore per il pittore - quasi una scoperta - fu enorme e la critica cominciò ad interessarsi di lui. Aveva fino ad allora subito una certa eclisse nella storiografia artistica. Ignorato da Vasari, menzionato frettolosamente dagli storici veneziani del Seicento, si dovette aspettare la fine del Settecento per avere un lucido giudizio sulla sua opera, non a caso da parte di un personaggio originario proprio delle terre in cui lavorò Crivelli, l'abate Luigi Lanzi. Egli scrisse: «È pittor degno che si conosca per la forza del colorito più che pel disegno; e il suo maggior merito sta nelle piccole istorie, ove mette vaghi paesetti, e dà alle figure grazia, movenza, espressione...».
La data di morte del pittore non è certa, ma si pensa sia avvenuta a Camerino intorno al 1495.