mercoledì 17 agosto 2016

Antinoo-Osiride: il testamento d'amore di Adriano


Antinoo-Osiride, Musei Vaticani
Il giovane Antinoo arrivò a Roma intorno al 125 d.C. al seguito di Adriano che lo aveva conosciuto probabilmente nel 123, durante una sosta del suo lungo viaggio entro i confini dell’Impero, durato due anni.
Il favorito di Adriano restò al fianco dell’imperatore, seguendolo anche nei viaggi ufficiali, come quello intrapreso nel 128 che si concluderà tragicamente con la morte del giovane nel 130 d.C.. Sappiamo infatti dalle fonti antiche che durante la spedizione, risalendo il corso del Nilo, Antinoo annegò misteriosamente nel fiume. Dopo la sua morte, Adriano lo divinizzò e fondò un culto organizzato dedicato alla sua persona, che si diffuse presto a macchia d'olio in tutto l'Impero; poi, sempre per commemorare il proprio diletto, fondò la città di Antinopoli, fatta sorgere vicino al luogo dove il giovinetto aveva trovato la sua fine terrena prematura e che divenne un centro di culto per l'adorazione del "dio Antinoo" in forma di Osiride. Adriano istituì anche giochi in commemorazione del ragazzo, che si tenevano in contemporanea ad Antinopoli e ad Atene, con Antinoo divenuto simbolo dei sogni panellenici dell'imperatore.
Circa un centinaio di immagini del giovane sono oggi note agli archeologi, che le hanno classificate in differenti tipologie. Il modello iconografico del nostro esemplare è quello dell’Osiride-Antinoo, il dio che muore e che rinasce, a sua volta già associato dai Tolomei a Serapide, divinità della salvezza alessandrina. La statua fu rinvenuta nel 1739 presso la Villa Adriana a Tivoli e fu donata a Benedetto XIV nel 1742 e fu collocata nel Museo Capitolino. Gregorio XVI la fece trasferire nel 1838 all’interno del nuovo Museo Egizio.
La figura del bel giovane appare in moltissime opere letterarie e poetiche, a cominciare da quelle di Oscar Wilde, Fernando Pessoa e Marguerite Yourcenar.
Antinoo come Bacco, dettaglio