Antinoo-Osiride, Musei Vaticani |
Il
giovane Antinoo arrivò a Roma intorno al 125 d.C. al seguito di
Adriano che lo aveva conosciuto probabilmente nel 123, durante una
sosta del suo lungo viaggio entro i confini dell’Impero, durato due
anni.
Il
favorito di Adriano restò al fianco dell’imperatore, seguendolo
anche nei viaggi ufficiali, come quello intrapreso nel 128 che si
concluderà tragicamente con la morte del giovane nel 130
d.C.. Sappiamo infatti dalle fonti antiche che durante la spedizione,
risalendo il corso del Nilo, Antinoo annegò misteriosamente nel
fiume. Dopo la sua morte, Adriano lo divinizzò e fondò un
culto organizzato dedicato alla sua persona, che si diffuse presto a
macchia d'olio in tutto l'Impero; poi, sempre per commemorare il
proprio diletto, fondò la città di Antinopoli,
fatta sorgere vicino al luogo dove il giovinetto aveva trovato la sua
fine terrena prematura e che divenne un centro di culto per
l'adorazione del "dio Antinoo" in forma di Osiride.
Adriano istituì anche giochi in commemorazione del ragazzo, che si
tenevano in contemporanea ad Antinopoli e ad Atene, con Antinoo
divenuto simbolo dei sogni panellenici dell'imperatore.
Circa
un centinaio di immagini del giovane sono oggi note agli archeologi,
che le hanno classificate in differenti tipologie. Il modello
iconografico del nostro esemplare è quello dell’Osiride-Antinoo,
il dio che muore e che rinasce, a sua volta già associato dai
Tolomei a Serapide, divinità della salvezza alessandrina. La statua
fu rinvenuta nel 1739 presso la Villa Adriana a Tivoli e fu donata a
Benedetto XIV nel 1742 e fu collocata nel Museo Capitolino. Gregorio
XVI la fece trasferire nel 1838 all’interno del nuovo Museo Egizio.
La
figura del bel giovane
appare
in moltissime opere letterarie e poetiche, a cominciare da quelle di
Oscar
Wilde,
Fernando
Pessoa e
Marguerite
Yourcenar.
Antinoo come Bacco, dettaglio |