Con il suo straordinario talento vinse i pregiudizi
nei confronti delle donne artiste
Fanciullo morso da un granchio |
Fu
il padre di Sofonisba a scrivere a Michelangelo e a mandargli i
disegni della figlia. Fra quei disegni c'era anche un Fanciullo
morso da un granchio,
nel quale la giovanissima artista cremonese, allora poco più che
ventenne, aveva colto l'espressione del dolore infantile con
un'invenzione che piacque molto al grande artista fiorentino. Quella
smorfia di dolore fermata da Sofonisba la ritroviamo poi nel Ragazzo
morso da un ramarro di
Caravaggio.
Il padre, egli stesso amante dell’arte e disegnatore dilettante;
superando i pregiudizi dei contemporanei, egli non solo concesse alle
figlie la possibilità di studiare letteratura, pittura e musica,
secondo quanto suggerito dagli umanisti più illuminati, come
Baldassarre Castiglione, ma fece di più promuovendone la notorietà
(la Biblioteca Laurenziana di Firenze conserva ancora sue lettere
indirizzate tra il 1557 ed il 1558 al grande Michelangelo). A
Sofonisba fu tuttavia precluso lo studio della matematica, della
prospettiva e dell’impegnativa tecnica dell’affresco,
Autoritratto |
Era
la prima dei sette figli di Amilcare Anguissola e di Bianca Ponzoni,
entrambi di famiglia nobiliare. Quattro delle sorelle di Sofonisba,
Elena, Lucia, Europa e Anna Maria divennero anch'esse pittrici.
Sofonisba
Anguissola partecipò come figura di spicco alla vita artistica delle
corti italiane data anche la sua competenza letteraria e musicale, ed
ebbe una fitta corrispondenza con i più famosi artisti del suo
tempo.
Nel
1571 sposò a Madrid il palermitano Fabrizio Moncada, fratello del
viceré di Sicilia Francesco II. Non
si ha notizia precisa del suo rientro in Italia, forse già avvenuto
nel 1578, quando pare (Bonetti, 1932) il fratello Asdrubale
intendesse raggiungerla a Palermo. Qui la troviamo comunque nel 1580
già vedova. La Anguissola, non potendo rimanere in Sicilia,
manifestò il desiderio di ritornare a Cremona e s’imbarcò su una
nave genovese diretta al continente. Durante il viaggio conobbe il
Cavaliere Orazio Lomellino, che poi sposò in seconde nozze,
stabilendosi con lui a Genova. Il Re di Spagna approvò questo nuovo
matrimonio ed assegnò all’Anguissola una rendita di quattrocento
scudi. Nella sua nuova casa di Genova continuò a dipingere ricevendo
con
grande ospitalità artisti e letterati famosi. Nel 1599 ospitò
anche l’infante di Spagna Isabella che era diretta a Vienna per
celebrare il suo matrimonio con l’Arciduca Alberto.
Partita a scacchi |
Negli
ultimi anni di vita si trasferì a Palermo ove la conobbe nel 1623 il
Van Dyck che ci lasciò di lei uno schizzo a penna, con notazioni che
la descrivono "novantaseienne", quasi cieca ma di spirito
vivacissimo. Morì a Palermo nel 1625.