martedì 9 agosto 2016

Sofonisba Anguissola (1532-1625)

Con il suo straordinario talento vinse i pregiudizi

 nei confronti delle donne artiste






Fanciullo morso da un granchio
Fu il padre di Sofonisba a scrivere a Michelangelo e a mandargli i disegni della figlia. Fra quei disegni c'era anche un Fanciullo morso da un granchio, nel quale la giovanissima artista cremonese, allora poco più che ventenne, aveva colto l'espressione del dolore infantile con un'invenzione che piacque molto al grande artista fiorentino. Quella smorfia di dolore fermata da Sofonisba la ritroviamo poi nel Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio. Il padre, egli stesso amante dell’arte e disegnatore dilettante; superando i pregiudizi dei contemporanei, egli non solo concesse alle figlie la possibilità di studiare letteratura, pittura e musica, secondo quanto suggerito dagli umanisti più illuminati, come Baldassarre Castiglione, ma fece di più promuovendone la notorietà (la Biblioteca Laurenziana di Firenze conserva ancora sue lettere indirizzate tra il 1557 ed il 1558 al grande Michelangelo). A Sofonisba fu tuttavia precluso lo studio della matematica, della prospettiva e dell’impegnativa tecnica dell’affresco,
Autoritratto
Era la prima dei sette figli di Amilcare Anguissola e di Bianca Ponzoni, entrambi di famiglia nobiliare. Quattro delle sorelle di Sofonisba, Elena, Lucia, Europa e Anna Maria divennero anch'esse pittrici.
Sofonisba Anguissola partecipò come figura di spicco alla vita artistica delle corti italiane data anche la sua competenza letteraria e musicale, ed ebbe una fitta corrispondenza con i più famosi artisti del suo tempo.
Nel 1571 sposò a Madrid il palermitano Fabrizio Moncada, fratello del viceré di Sicilia Francesco II. Non si ha notizia precisa del suo rientro in Italia, forse già avvenuto nel 1578, quando pare (Bonetti, 1932) il fratello Asdrubale intendesse raggiungerla a Palermo. Qui la troviamo comunque nel 1580 già vedova. La Anguissola, non potendo rimanere in Sicilia, manifestò il desiderio di ritornare a Cremona e s’imbarcò su una nave genovese diretta al continente. Durante il viaggio conobbe il Cavaliere Orazio Lomellino, che poi sposò in seconde nozze, stabilendosi con lui a Genova. Il Re di Spagna approvò questo nuovo matrimonio ed assegnò all’Anguissola una rendita di quattrocento scudi. Nella sua nuova casa di Genova continuò a dipingere ricevendo con
Partita a scacchi
grande ospitalità artisti e letterati famosi. Nel 1599 ospitò anche l’infante di Spagna Isabella che era diretta a Vienna per celebrare il suo matrimonio con l’Arciduca Alberto.
Negli ultimi anni di vita si trasferì a Palermo ove la conobbe nel 1623 il Van Dyck che ci lasciò di lei uno schizzo a penna, con notazioni che la descrivono "novantaseienne", quasi cieca ma di spirito vivacissimo. Morì a Palermo nel 1625.