Pinturicchio, autoritratto |
Bernardino
di Betto Betti, meglio conosciuto come Pinturicchio (altri lo
chiamano Pintoricchio ma sono validi entrambi i nomi, derivati da
“piccolo pintor” per via della minuta statura del personaggio),
nacque a Perugia intorno al 1452. Allo stesso artista piacque tale
appellativo, tanto che lo impiegò anche per firmare alcune sue
opere.
Benardino
inizia il suo percorso formativo avanti con gli anni, infatti, si
iscrive all'Arte dei Pittori nel 1481. Della
sua vita privata non si sa molto. È figlio di Biagio detto Betti e
le origini della sua famiglia sono abbastanza modeste, tanto che
forse Bernardino inizia a lavorare nella cerchia di Bartolomeo
Caporali, come minatore. Dai suoi testamenti, si scopre che nel 1509
sposa Grania, con la quale però convive già dal 1495. Il
Pinturicchio ha diversi figli, non tutti da sua moglie, perché ama
le donne e le avventure extraconiugali, e la più grande si chiama
Clelia.
Negli
anni della sua formazione lascia Perugia, per andare a Roma e qui
ottiene i primi incarichi davvero importanti: prende parte alla
squadra incaricata di affrescare la
Cappella Sistina in Vaticano (l’imponente lavoro vede al suo fianco
artisti quali il Perugino, Luca
Signorelli, Sandro Botticelli, Domenico
Bigordi, detto il
Ghirlandaio e
Cosimo Roselli).
Bernardino
Pinturicchio spicca come uno degli artefici della grande stagione
rinascimentale di riscoperta della classicità: in effetti sarà tra
coloro che si avventureranno nel sottosuolo romano, copiando gli
affreschi della Domus Aurea, dando inizio al gusto del revival
archeologico e contribuendo alla diffusione delle grottesche.
Tra
il 1492 e il 1494 dipinse l'appartamento di Alessandro VI Borgia in
Vaticano, utilizzando ornamentazioni a motivi fantastici, le
cosiddette grottesche,
cosa che gli valse il biasimo di Giorgio Vasari nelle “Vite”: “…Usò molto Bernardino di fare alle sue pitture ornamenti di
rilievi messi d’oro, per soddisfare alle persone che poco di
quell’arte intendevano, acciò avessono maggior lustro e veduta, il
che è cosa goffissima nella pittura…”.
Pinturicchio e Raffaello |
Rientra
a Perugia nel 1495 e inizia una serie di opere davvero importanti,
come il Polittico di S. Maria de' Fossi (ora nella Pinacoteca di
Perugia) e l'affresco di una cappella della collegiata di S. Maria
Maggiore a Spello. Il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini,
eletto Papa Pio III, lo richiama a Siena per dipingere le dieci
Storie della vita di Pio II nella biblioteca del duomo. La sua
attività senese è davvero vivacissima, perché in contemporanea
cura gli affreschi nella cappella di S. Giovanni
Battista
nel
duomo di Siena, le storie della libreria Piccolomini e partecipa alla
decorazione di una sala nel palazzo di Pandolfo Petrucci.
Giulio
II lo richiama a Roma e gli commissiona la decorazione del soffitto
del presbiterio di S. Maria del Popolo. È qui che dipinge
l'Incoronazione di Maria, gli Evangelisti, Sibille, Padri della
Chiesa. È questo uno dei suoi ultimi lavori. Bernardino di Betto
Betti muore l'11 dicembre 1513 a Siena ed è sepolto nella parrocchia
dei SS. Vincenzo e Anastasio.